martedì 17 febbraio 2015

Sogno...didascalico!



Questa ve la voglio proprio raccontare, è troppo divertente!
Stanotte, tra gli altri sogni, mi sono ritrovata in un luogo strano, con palazzi abbastanza cupi, e facevo notare a mio marito che erano fatti male perché (chissà come lo sapevo) le finestre di cucine e bagni erano affacciate su terrazzi coperti e quindi portavano troppo poca luce per locali che, come spiegavo, dovrebbero essere invece ben illuminati.

Quasi senza continuità, lì vicino c'era una distesa d'acqua (lago o mare?) da cui spuntava un isolotto o meglio grande scoglio. In qualche modo (i misteri dei sogni) sapevo che in zona c'era un vagabondo (clochard, se preferite) che la gente voleva cacciar via; mio marito ed io invece l'avevamo fatto rifugiare sull'isolotto e lo rifornivamo di cibo...

Vicino a tutto ciò, ci siamo ritrovati in un posto con ruderi di una casa (come si trovano a volte in piena campagna case rustiche abbandonate, senza neppure più il tetto).

Non chiedetemi perché o percome, c'era un neonato che doveva essere fatto addormentare.
Alla bisogna si prestò il  nostro (ex?) tamburista Marco Fulvio, universalmente noto come Popinga, che senza prendere il fagottello in braccio iniziò a cantare quella che nell'intenzione doveva essere una ninnananna... ma la musica era quella di Jingle Bells, e le parole non erano adatte, mi parevano "puntute" e saltellanti, non "morbide" come dovrebbero essere per calmare il pianto di un bambino...


Gli facevo notare il suo errore quando arrivò Dario Bressanini (non è un tamburista, ma lo conoscete di fama sicuramente), prese il fagottino informe (in nessun momento vidi il viso del bebé), si sedette su una sedia sgangherata che si trovava lì, nell'angolo tra due mura diroccate, e con il presunto neonato in braccio incomiciò a cantare una ninnananna... che era Jingle Bells!  anche lui con parole disadatte...

Allora iniziai a spiegare a tutti quanti che, a parte la scelta della musica che non aveva nulla di ninnananna, occorreva pronunciare parole che contenessero soprattutto la vocale A o al massimo la O e le consonanti M, B e P, le labiali insomma...

Spiegavo che i bambini iniziano a parlare proprio con questi fonemi, i più facili per loro, e che infatti in tutte le lingue antiche la radice che indica la madre è MA, che in italiano il padre viene chiamato anche babbo o papà.

Raccontavo anche che però mio figlio quando iniziò a parlare, oltre al solito mamma, che rappresentava non solo me ma anche tutti i bisogni primari, dal mangiare al dormire, stranamente come seconda consonante utilizzava la dentale  D, infatti il padre era dada, parola che rappresentava però anche tutte le attività ludiche... (tutto ciò è vero, autobiografico, il nomignolo è poi rimasto appiccicato a mio marito, che ancora adesso viene a volte chiamato Dada o zio Dada)

Nel frattempo, prima di svegliarmi,  sentivo presente, anche senza vederlo, il mio antico professore di Linguistica dell'Università!

Eh, sì, visto che siamo in tema autobiografico, sappiate che dopo una falsa partenza come iscritta a Scienze Biologiche (abbandonate dopo pochi esami per seguire la vocazione di mamma), passati diversi anni mi iscrissi a Lingue Straniere in altra città.
Dati gli impegni familiari potevo frequentare solo alcune lezioni mattutine, concretamente Linguistica (il cui docente  mi propose, fresca matricola, di fare con lui la tesi di laurea, lontana ancora anni luce!), Glottologia -con altro docente bravissimo che mi fece appassionare alla materia- e Letteratura Americana. Di quest'ultima ricordo ancora la delusione che provai quando mi resi conto che, invece di discutere il testo di Death of a Salesman su basi linguistiche, per esempio la differenza tra l'inglese d'Inghilterra e quello statunitense o l'uso preferenziale dello scrittore per certe costruzioni, il docente e gli altri allievi discutevano...la psicologia dei personaggi! senza oltretutto riuscire a farne un'analisi  anche lontanamente corretta.

(se ve lo state domandando, anche qui mi arenai senza sostenere neppure un esame, neppure quello di Linguistica dove apparivo una promessa, né quello di Glottologia in cui mi ero fatta notare brillantemente: motivi familiari ben più importanti mi obbligarono a rinunciare, devo ammettere senza troppi rimpianti)


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