lunedì 27 ottobre 2014

Il giornalismo del rinnovamento. Intervista alla Madia

Arriva, splendida come una madonna, illuminata da un raggio di sole sbucato all'improvviso tra le nuvole. Sorride con gentilezza a noi giornalisti, mentre un profumo di rose inonda la sala della conferenza stampa a inviti. Marianna Madia è così, semplice ed elegante come il suo tailleur azzurro di sartoria, come il doppio filo di perle vere che adorna il suo collo sottile, come il modello di Rolex che le cinge il polso e scandisce il tempo delle sue giornate al servizio degli altri. Il tempo a nostra disposizione è limitato, ed è solo per questo che abbiamo concordato domande e risposte con una settimana d'anticipo. D'altra parte, solamente un'intervista tra persone responsabili e scevre da preconcetti inutilmente polemici può assicurare quel giornalismo del rinnovamento di cui ha bisogno il Paese di fronte alle sfide dell'economia e della società. 

La ministra è particolarmente euforica: "La Leopolda di quest'anno ha segnato una svolta epocale". Le chiediamo che cosa pensa delle critiche dei vecchi passatisti della minoranza del partito, legati a ideologie oramai prive di senso, riguardo alle parole del nostro giovane e brillante Presidente del Consiglio sul posto fisso. Sorride, tollerante e comprensiva: "Bisogna capirli, non è facile riuscire a togliersi dalla testa in poco tempo tutte quelle cianfrusaglie sui diritti e su salari dignitosi. La realtà è che il lavoro può fare a meno dei lavoratori, che diventano un'opzione dell'impresa. Lavorerà solo chi avrà dimostrato di meritarselo, condividendo gli obiettivi aziendali senza se e senza ma". Le obiettiamo che ciò contrasta con le tradizioni sia del socialismo, sia del cattolicesimo popolare, dalle quali in fondo trae origine il PD. Si fa seria: "I tempi stanno cambiando, come dice quella famosa canzone di Dylan Dog. Il nostro paese deve vincere le sfide internazionali, e ciò si può ottenere solo modificando il socialismo in modo che prevalgano gli interessi dell'impresa e perciò della Patria. Non a caso Matteo ha parlato di Partito della Nazione; io aggiungerei che miriamo a una forma di socialismo nazionale". Un collega chiede timidamente se non teme le imboscate delle opposizioni, interne ed esterne. Ride di gusto: "Chi si oppone, nel Palazzo o nelle piazze, conta zero, e la somma di milioni di zero fa sempre zero. Matteo è Matteo e loro non sono un cazzo!" 

Le domandiamo di concederci ancora una risposta, e Marianna Madia guarda le lancette del suo orologio tempestato di diamanti, poi sorride sussurrando "E va bene, solo una, però!" Con i colleghi quasi siamo mossi alle lacrime da tale bontà. "Signora ministra, avvocata nostra, torre eburnea, consolazione degli afflitti, rifugio dei peccatori, quanto conta la Fede nella sua attività politica?" Alza gli occhi al cielo e pare illuminarsi: "Ogni mio atto è ispirato da Dio, e con l'intercessione di Maria, sempre Vergine e Madre, riusciremo a creare un Reich millenario". 

Mirko Fabio Barigozzi, © La Nuova Unità, 27 ottobre 2014

3 commenti:

  1. Particolarmente gustosa "la famosa canzone di Dylan Dog", ho riso per cinque minuti!

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  2. Bellissimo, Pop. Ma ora son più sconsolato di prima.

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  3. Vorrei fosse vera, avrei un ottimo motivo per appiccarmi a un ramo di gelso, senza dovere scegliere tra tutti gli altri.
    Gli altri motivi, non l'albero.
    Salud.

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