lunedì 28 ottobre 2013

Intervista esclusiva a Wolfgang Amadeus Mozart (3° parte)

Allora, signor Mozart, le ho concesso un bel po' di tempo per riprendersi dal grande stress che questa intervista le comporta. Se la sente ora di continuare il suo interessante racconto? Se non sbaglio, lei si fermò dicendo che l'attenzione di suo padre venne catturata dal mio paese, l'Italia. Può illuminarci su ciò che accadde?

Ebbene sì, la mente di mio padre venne così pervasa dal vostro paese, l'Italia, il mitico paese della musica, ove nacquero grandi compositori come Antonio Vivaldi, Tomaso Albinoni, Alessandro Marcello, Alessandro Scarlatti, ecc., al punto che il 12 dicembre 1769 fui costretto per l'ennesima volta ad abbandonare Salisburgo, destinazione nord Italia.
Devo tuttavia ammettere che il periodo trascorso in Italia fu molto piacevole.
Due città, in particolare, ci trasmisero notevole calore ed entusiasmo: Mantova e Verona.
Ogni giorno io e mio padre assistevamo, pieni di gioia, a un'opera diversa e partecipavamo alle numerose feste che venivano organizzate.
Non mancò però il tempo di posare per un magnifico ritratto del sottoscritto che venne realizzato da Saverio della Rosa.


La città che però più di tutte rappresentò il centro focale del suddetto soggiorno italiano fu sicuramente Milano.
A Milano, infatti, mi venne commissionata la produzione di alcune Sinfonie e del Mitridate, opera seria in 3 atti.

La interrompo giusto un secondo. Volevo cogliere l'occasione di far ascoltare ai lettori del Tamburo una delle Sinfonie a cui lei sta alludendo, ovvero la n.10 K 74, che lei compose proprio a Milano nel 1770.


Sì, confermo. La mia straordinaria mente partorì tale Sinfonia nella primavera del 1770.
Comunque, ciascuna tappa italiana ci riservò diverse sorprese molto significative.
Ad esempio, a Parma conobbi l'allora celebre soprano Lucrezia Agujari, soprannominata "La Bastardella" o "La Bastardina"; a Bologna mi venne presentato Padre Martini, "semidio italiano", nientemeno che uno dei teorici della musica più rilevanti del Settecento; a Firenze rimasi letteralmente di stucco nell'ascoltare il famoso sopranista Farinelli.

Ho due domande da sottoporle riguardo quanto ha appena raccontato. Innanzitutto, può cortesemente spiegarci perché la soprano Lucrezia Agujari veniva chiamata "La Bastardella"? Sono sicuro che i lettori del Tamburo saranno curiosi di ascoltare le ragioni di tale appellativo.

Con piacere. Lucrezia Agujari era uno straordinario soprano di coloratura, dotato di una grande estensione vocale e di un'incredibile capacità nell'eseguire con la voce virtuosismi assai complicati.


Esistono diverse spiegazioni circa l'origine del suo particolare soprannome:

  • Alcuni hanno sostenuto che ella fu la figlia illegittima di Leopoldo Agujari;
  • Altri hanno invece affermato che venne abbandonata dalla sua famiglia e cresciuta dagli Agujari.

Comunque sia, ciò che conta davvero è sottolineare la sua bravura, come ha fatto lo storico della musica Charles Burney, il quale scrisse sul suo conto:

"Davvero è stata un'interprete formidabile. Il registro grave era pieno, rotondo, d'eccellente qualità e la sua tessitura, dopo che ella aveva abbandonato il suo registro naturale, andava oltre qualunque cosa sia mai stata data d'udire prima. Raggiungeva due ottave nel suo registro naturale e sopra a questo, in gioventù, aggiungeva un'altra intera ottava. Sacchini mi ebbe un giorno a dire di averla sentita raggiungere un Si bemolle nel registro altissimo. I suoi trilli erano aperti e perfetti, la sua intonazione accurata, la sua esecuzione spiccata e veloce e il suo stile nobile e maestoso. Sebbene i registri patetici e teneri non fossero nelle sue corde, e il suo aspetto non vi si addicesse, aveva tuttavia espressioni toccanti e avrebbe potuto raggiungere la perfezione se appena la sua esecuzione fosse stata più aggraziata in queste parti, e il suo aspetto temperato da una dolcezza e timidezza più femminile."

L'eccellente soprano morì a soli 36 anni, nel 1783, per "infermità di petto", la denominazione che usavamo a quei tempi per indicare la tubercolosi, tuttavia non mancò chi disse che era stata avvelenata da una rivale!

La seconda domanda ha a che fare con Farinelli. Può illustrare per bene ai lettori del Tamburo cos'è un sopranista, una tipologia di cantante oggi non molto comune?

La risposta è molto semplice: un sopranista altro non è che un uomo in grado di cantare nello stesso registro di un soprano, ossia una cantante, come "La Bastardella", che possiede una voce estremamente acuta.


Ai miei tempi c'era una gran quantità di sopranisti, artisti castrati che riuscivano ad eseguire senza problemi le parti adatte ad un soprano, al punto che vennero composte persino opere che valorizzassero tali singolari voci.
Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi, detto Farinelli, è il più famoso cantante lirico castrato della storia.


Egli soleva spesso cimentarsi in sfide musicali con il suo trombettista.
Come racconta infatti Burney:

"Aveva luogo ogni sera una gara tra lui ed un famoso esecutore di tromba che accompagnava col suo strumento un'aria cantata dal Farinelli. Sembrò sulle prime un'emulazione amichevole, di carattere semplicemente sportivo, fino a che il pubblico incominciò ad interessarsi alla contesa, parteggiando per l'uno o per l'altro; dopo che ognuno, separatamente, ebbe emessa una nota per dar prova della forza dei propri polmoni tentando di superare il rivale in vivacità e in potenza, eseguirono insieme un crescendo ed un trillo a distanza di una terza e lo sostennero a lungo mentre il pubblico ne attendeva ansiosamente la fine poiché entrambi sembravano esausti; e infatti il suonatore di tromba, sfinito, cedette, convinto tuttavia che il suo antagonista fosse altrettanto stanco e che tutto si sarebbe concluso in una battaglia senza vincitori né vinti."

Devo aggiungere che i rari sopranisti di oggi non sono castrati; quelli castrati sono praticamente scomparsi nel Novecento (l'ultimo è stato Alessandro Moreschi).
La particolarità della loro voce deriva invece da disfunzioni endocrinologiche oppure da una laringe non completamente sviluppata.

Mi scuso per le interruzioni e la prego ora di continuare il racconto delle sue "avventure" in Italia.

Adesso vi racconto un episodio che metterà in luce il mio eccezionale talento mnemonico e forse scatenerà un pochino di invidia nei lettori!
Tutto accadde l'11 aprile 1770, giorno in cui mi trovavo a Roma, nel bel mezzo delle celebrazioni per la Settimana Santa.
Ebbi l'occasione di ascoltare - una singola volta - il Miserere di Allegri, una complessa composizione corale, tramata su 4-5 voci, fino a 9 nella chiusa, e riuscì a riscriverla sui fogli da spartito dalla prima all'ultima battuta. Sono stato bravissimo, vero? Non a caso sono entrato nei libri di storia, non sarò mai dimenticato e le mie composizioni verranno eseguite in eterno!


Mio padre Leopold scrisse a tal proposito:

"Il Miserere è oggetto di tale venerazione che ai cantori è proibito, pena la scomunica, di copiarne anche solo due righi...Orbene: tutta Roma lo sa, perfino il Papa, che Wolfgang ha trascritto tutto il Miserere: senza un errore, come sotto dettatura."

Il giro in Italia terminò il 28 marzo 1771, giorno in cui rientrammo a Salisburgo, dopo aver girovagato tra le città italiane, tra cui Napoli, Torino, Venezia, Vicenza.
Tornammo portando con noi, peraltro, la commissione di una nuova opera per il Carnevale di Milano; ciò dovrebbe far subito capire che la permanenza a Salisburgo fu davvero brevissima.
Il 13 agosto mi trovai infatti nuovamente in viaggio verso Milano, il secondo viaggio con destinazione Italia.
Si trattava di un periodo speciale, dato che, di lì a poco, ci sarebbero state le nozze dell'arciduca Ferdinando, figlio di Maria Teresa d'Austria, con Maria Ricciarda Beatrice d'Este, nipote del duca di Modena Francesco III.
L'intero mese d'ottobre fu dedicato ai festeggiamenti per tale matrimonio attraverso un'opera di Johann Adolf Hasse, due balletti, e la mia opera Ascanio in Alba.
L'Ascanio in Alba K 111 è, in particolare, una "festa o serenata teatrale" in 2 parti su libretto del poeta Giuseppe Parini.
La trama è incentrata appunto sulla figura di Ascanio, nipote della dea Venere, a cui la divinità mostra il paesaggio ameno dove sorgerà la città di Alba, in uno scenario bucolico popolato da Ninfe e Pastori, dove ella è venerata e su cui Ascanio dovrà regnare dopo aver sposato Silvia, la Ninfa della stirpe di Ercole, che gli è stata promessa.
Il sottoscritto riuscì a portare a termine la suddetta serenata nel settembre del 1771.
Essa venne eseguita per la prima volta il 17 ottobre nel Regio Ducal Teatro di Milano, riscuotendo un grandioso successo, tanto da oscurare addirittura l'opera del vecchio Hasse, compositore ufficiale della Milano musicale.
L'arciduca Ferdinando rimase così colpito dallo straordinario lavoro che avevo messo a punto che fu sul punto di assumermi.
Ma tale proposito venne subito raggelato da un celebre biglietto di Maria Teresa, il quale recitava:

"Non credo abbiate bisogno di gente inutile! Questi Mozart sono perennemente in giro per il mondo, come pezzenti."

(Maledetta strega!)
Quel biglietto spazzò dunque via tutte le speranze di Leopold di trovare un impiego stabile per il figlio.
Nel frattempo, a Salisburgo, deceduto il principe arcivescovo Sigismondo, era stato eletto Hyeronimus Colloredo, molto ambizioso, severo, ben più focalizzato a salvare le finanze che la musica.
Nonostante ciò, il nuovo periodo a Salisburgo fu per me molto fruttuoso.
A maggio offrì al nuovo arcivescovo la serenata Il sogno di Scipione, diverse sinfonie, comprese tra la K 123 e la K 134, e poi una manciata di Divertimenti (K 131, K 136-138).
Sorpreso dal mio talento musicale, Colloredo fece uno strappo alle regole e ci concesse di ripartire, ancora una volta, per l'Italia, al fine di mantenere l'impegno di fornire una grande opera per Milano.
Ora ho però bisogno di una pausa. Racconterò il seguito la prossima volta.

No problem. Si prenda il tempo che le serve. Rimaniamo in attesa di saperne di più sull'opera per Milano.


CONTINUA! ;)


Parti precedenti dell'intervista: 

- 1° parte;
- 2° parte.

2 commenti: