mercoledì 1 agosto 2012

Jules Verne e Karel Zeman


Qualche giorno fa Patrizia, quella che ha lanciato l'idea dei post libreschi, ha citato Verne, qui: Diario di viaggio...letterario -5. Poi mi tira in ballo ma io rispondo come se la domanda fosse un'altra.
Noi da piccoli lo leggevamo e ci piaceva parecchio. Anche perché le alternative erano Cuore ("il Libro Cuore") o il Piccolo Alpino o qualcos'altro dimenticato. Invece Verne (solo il cognome pronunciato come se fosse italiano) ti raccontava cose entusiasmanti: il sottomarino del Capitano Nemo, il giro del mondo in ottanta giorni e quante ne capitavano a quelli lì e la sorpresa finale che ce l'avevano fatta e lo capirete quando sarete più grandi e il viaggio al centro della terra e altro ancora. Sì la biblioteca scolastica aveva un problema con Verne.
Pensa che leggere i libri della biblioteca era obbligatorio. Cioè non proprio: era obbligatorio prenderli e fare il riassunto quando li riconsegnavi ma se volevi il riassunto te lo potevi far fare da qualcun altro. Ma Verne lo leggevi, dai. E anche i tre moschettieri (che erano quattro). Allora la tele non l'aveva quasi nessuno e anche la radio era una cosa da grandi.

In classe con me c'era RR che a casa aveva tutti i libri di Sàlgari (sì la pronuncia era quella) e ci raccontava cose altrettanto belle di quelle di Verne, c'erano i corsari, Rosso, Verde e Nero, questo il più tosto. Poi c'era anche Jolanda, la figlia del corsaro Nero. La mamma di R aveva vietato a R di prestare i libri, nessuno li aveva mai neanche visti. R aveva (ha tuttora) una sorella più grande di un paio d'anni ma anche lei, niente da fare. Se poi vi dicessi che R e C, la sorella, d'inverno andavano a scuola con il berretto di Davy Crockett, quello ricavato dalla pelle del procione, con tanto di coda, capirete perché tutti li invidiavano. Giustamente. E tutto questo perché avevano i nonni che abitavano a Torino, che andavano spesso a trovare. A dirla tutta non parlavano dialetto, solo italiano, e all'inizio per loro dev'essere stato difficile, fino a quando l'abbiamo imparato anche noi, non loro il piemontese, pensa te. Poi c'era un'altra cosa, non so se si può dire ma tanto ormai, dai: il loro papà era completamente calvo, l'unico in tutto il paese. OK, sono uscito fuori tema.


Dunque Verne. Affascinava non solo noi. Più tardi (ma non so dire quando) salta fuori un regista ceco, un certo Karel Zeman. Viene trasmesso in TV al sabato sera e bisogna contrattare per vederlo perché mio fratello Luigi e mia sorella Maria che frequentano le medie pretendevano di vedere Canzonissima per poi parlarne a scuola. Noi abitiamo in cascina e convincerli a andare a vederlo dagli zii, duecento metri di strada da fare di notte, non è facile! Ma Karel è unico, imperdibile!

Lo so che oggi i ggiovani, reduci da Avatar, quello di James Cameron, sono capaci di uscire con "tutto qui?" ma allora...

Comunque io ve lo propongo comunque, ecco.

Una piccola presentazione



Ukradená vzducholod. Dai non ditemi che non conoscete il ceco: il dirgibile rubato.


E che dire di Sulla Cometa, Na Komete, sottotitoli in francese, c'est plus facile, n'est pas?


Sigh! pfui Pandora!


Aggiornamento: Mi segnala Gianluigi Filippelli che su Salgari sono stato incompleto. Ha ragione, ecco.


4 commenti:

  1. Julesa Vernea...bello! Non conoscevo affatto, credo.
    Ma il tuo amico col cappello di David Crocket (l'avrei invidiato anche io) aveva anche la coda? Il capello intendo.

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    1. Certo che aveva la coda, altrimenti che berretto à la Crockett sarebbe stato?
      Cos'è che non conoscevi, Karel Zeman o cosa?

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    2. Ebbè, sai che basta poco a dei ragazzini per vedere costumi e "berretti alla qualcosa" anche quando manca qualche particolare :)
      No, non conoscevo Karel Zeman!

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  2. avevo il filmino della bambola di stoffa e non mi stancavo mai di guardarloooOo!!!!!

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